Mario Draghi ha presentato il suo rapporto sulla competitività dell’Europa e ha parlato della necessità di un nuovo piano Marshall con cifre raddoppiate.
Nei giorni scorsi l’ex presidente del consiglio e della BCE, Mario Draghi, ha presentato a Bruxelles il suo rapporto sulla competitività dell’UE; si tratta di un report di 400 pagine commissionato nei mesi passati dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen con l’obiettivo di dare all’Unione un nuovo impulso e superare quei freni che l’hanno rallentata negli ultimi decenni lasciandola indietro rispetto a USA e Cina.
Non usa mezze misure Draghi e parla della necessità di cambiare del tutto rotta “oppure sarà una lenta agonia” ha spiegato. Nel suo discorso cita anche il piano Marshall come fonte di ispirazione al nuovo rilancio ma con cifre raddoppiate rispetto allo storico piano.
L’European Recovery Program fu il più importante progetto politico-economico degli USA per la ricostruzione dell’Europa dopo le ceneri della Seconda Guerra Mondiale. Il piano fu annunciato in discorso ad Harvard nel 1947 dall’allora segretario di Stato, George Marshall ed è quindi ricordato con il suo nome.
Si tratta del più importante investimento economico avvenuto in Europa -all’inizio furono stanziati circa 12 miliardi di dollari che diventarono poi 14- e stanziati nel corso di 4 anni. Nei piani dell’America c’era l’idea di spingere i Paesi beneficiari ad investire i soldi in cambiamenti strutturali dell’economica e in particolare del settore industriale; nei fatti però la quasi totalità degli stessi Paesi utilizzò i fondi per acquistare beni di prima necessità -essenzialmente per la ricostruzione delle città distrutte- e solo in minima parte per l’acquisto di macchinari.
Nel ’52 quando il programma fini, nonostante i cambiamenti in corso d’opera, il Piano Marshall aiutò effettivamente l’economia europea a ripartire, tanto che i Paesi beneficiari superarono l’indice di produzione prebellico.
Non un caso quindi che Draghi abbia fatto riferimento proprio al piano Marshall e alla necessità di fare un nuovo investimento simile in Europa, ma con cifra quantomeno raddoppiata, per permettere all’Unione di rimettersi in carreggiata e tornare appunto ad essere competitiva.
L’Europa deve imparare ad essere più competitiva o sarà costretta a scegliere di “ridimensionare alcune, se non tutte, le sue ambizioni“. Parla senza mezzi termini l’ex premier auspicando lo stanziamento di un doppio piano Marshall del valore di 4,7% del PIL continentale.
Insomma, Draghi riapre alla prospettiva dell’emissione di un nuovo debito pubblico comune sul modello del Recovery Fund post-pandemico. La quota di investimenti da immettere dovrà, secondo l’economista, “aumentare di cinque punti il PIL tornando a livelli che non si vedevano dagli anni ’60-70“. A conclusione della presentazione, Von der Leyen ha frenato gli animi sottolineando come prima sia necessario definire progetti e priorità comuni.
L’ex Premier ha invece sentito Giorgia Meloni e l’attuale presidente del Consiglio ha invitato Draghi a Palazzo Chigi, dov’è atteso nei prossimi giorni, proprio per un confronto diretto su tutti i temi trattati nel rapporto.
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