L’annessionismo valdostano tra censure rimozioni e ipotesi di ricerca

Tra le molte emergenze che lo Stato italiano affrontò al termine del secondo conflitto mondiale, quella del movimento annessionista in Valle d’Aosta rimane, ancora oggi, la meno studiata e conosciuta rispetto alle contemporanee vicende che interessarono la Sicilia o le regioni del nordest italiano al confine con Austria e Jugoslavia.

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L’annessionismo della val d’Aosta, si discute ancora – nazionieregioni

La posizione di Trieste e dell’Istria nella storia culturale e politica italiana del Novecento, il lungo e talvolta sanguinoso contenzioso con l’Austria per il Tirolo meridionale e la rilevanza della Trinacria nella politica italiana hanno favorito la produzione di una notevole messe di pubblicazioni, la cui entità è ampiamente superiore alla produzione relativa alla frontiera occidentale e alle zone ad essa limitrofe. Questa differenza, insieme quantitativa e qualitativa, ha interrogato solo
saltuariamente i ricercatori accademici, relegando lo studio delle vicende valdostane in ambito localistico, malgrado il notevole interesse di alcune pubblicazioni. Eppure la situazione della Valle d’Aosta tra il 1944 e il 1947 aveva creato non poche preoccupazioni al governo italiano e la regione era divenuta un’utile pedina sullo scacchiere internazionale precedente
la Pace di Parigi, anche in relazione alla contemporanea situazione di Trieste.

La discrepanza tra il rilievo della vicenda negli anni del suo svolgimento e il relativo silenzio su di essa nei decenni successivi costituisce un primo elemento da considerare per lo studio dell’annessionismo valdostano e del suo successivo uso politico. È, infatti, indubbio che censure e rimozioni abbiano accompagnato la vicenda, tanto in campo politico quanto storiografico, favorendo interpretazioni spesso errate, talvolta strumentali, il cui peso è ancora presente nel dibattito locale, dove le polemiche riemergono puntualmente alla pubblicazione di nuove ricerche sull’argomento, soprattutto quando esse mettono in
discussione il discorso resistenziale a lungo egemone in Valle come in Italia. Proprio il perdurare di un’acritica lettura del biennio 1943-45 costituisce il secondo elemento di analisi da considerare per parlare dell’annessionismo.

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