Italia, aumentano gli occupati ma crolla la produzione industriale: come interpretare i dati

In Italia record di occupati, 24 milioni, eppure i dati ISTAT rivelano un crollo della produzione industriale: il rebus da risolvere.

crescita aziendale
Crescita di lavoratori assunti (Nazionieregioni.it)

I dati più recenti relativi all’occupazione della popolazione italiana sono certamente rassicuranti e positivi, con 24 milioni di lavoratori occupati, mai così tanti, almeno negli ultimi decenni. Eppure, la fotografia ISTAT rivela anche un’altra scomoda verità, poiché mette in luce il crollo della produzione industriale. Ma come è possibile una situazione del genere?

Tanti posti di lavoro dovrebbero portare a un rafforzamento dell’economia del Paese e a un progresso economico nella produzione industriale. Invece, se da una parte l’economia Italiana dà segnali di vita, dall’altra l’elevato numero di occupati non andrebbe di pari passo con la crescita economica tanto sbandierata dal Governo Meloni.

Il rebus del record di occupazione in Italia, tanti lavoratori ma crescita economica in affanno

lavoratrice firma contratto lavoro
Ragazza firma contratto di lavoro (Nazionieregioni.it)

24 i milioni di lavoratori impiegati nel nostro Paese, un numero che non si vedeva da oltre due decenni e che trascina al massimo storico il tasso di occupazione, che ha raggiunto il 62%. Sembrerebbe un dato da “nuovo boom economico”, e invece, la produzione industriale fatica ad accelerare, non segnalando eventi positivi da quasi due anni. Come è possibile?

A perdere punti, in particolare, sono l’industria manifatturiera e il comparto dell’automotive, che sottolinea un calo nettissimo delle immatricolazioni di auto e una decrescita dei salari medi e degli investimenti. Dunque, la crescita di occupazione investe altri settori, come quello terziario, come le piccole imprese, il settore del turismo, l’informatica, la robotica, le comunicazioni o i servizi finanziari. Redditi, Italia fanalino di coda dell’Europa: sei punti in meno rispetto al 2008, solo la Grecia fa peggio.

Tuttavia, questo fenomeno non è totalmente positivo, poiché segnala un piccola crescita economica e una irrisoria produttività. Tra l’altro, il settore terziario è molto controverso, poiché implica tanti contratti a tempo determinato, precariato e condizione di bassa qualità. Fine estate, la fotografia dell’economia: i settori più in crisi e quelli che tengono botta.

Basse retribuzioni, lavoro povero, contratti precari e crescita nei settori a bassa produttività

Il CNEL, nel suo rapporto sul mercato del lavoro, evidenzia la diffusione, negli ultimi tempi, di microimprese, in ogni settore, che comportano contratti atipici, retribuzioni basse e poche tutele per i lavoratori. Dunque, oggi l’occupazione cresce nei settori a bassa produttività, e aumenta il cosiddetto lavoro povero, con tanti lavoratori in più, ma più poveri rispetto al passato.

Si lavora, ma non si riesce a portare a casa uno stipendio soddisfacente. Insomma, si sopravvive. Inoltre, sono diminuite anche le ore lavorative, e ciò comporta stipendi meno elevati. Il mio datore di lavoro non ha pagato lo stipendio: c’è qualcosa che posso fare?.

Il lavoratore medio italiano lavora cinque ore al giorno, venendo retribuito poco, con stipendi non compatibili con il costo della vita attuale, e sottostando a contratti di lavoro atipici e precari. Questa è la fotografia del mondo del lavoro e dell’occupazione in Italia fornita dall’ISTAT. Si cresce, non si cresce, è un bel rebus da risolvere. Milionari in Italia, vuoi sapere quanti sono? La percentuale sul totale di popolazione sbalordisce.

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