Il contributo di Xavier Rubert de Ventós al catalanismo è stato infatti significativo, non solo come filosofo e teorico del movimento, aspetto sul quale si focalizza questo articolo, ma anche attraverso la sua partecipazione alla politica attiva.
Rubert, amico d’infanzia di Pasqual Maragall, dopo aver militato nel Front Obrer de Catalunya [“Fronte dei Lavoratori della Catalogna”] negli anni del franchismo, divenne membro del PSC e, dal 1982 al 1994, ha avuto un ruolo rilevante nella politica attiva, prima come parlamentare nel Congresso dei Deputati a Madrid (1982-1986) e poi come membro del Parlamento Europeo (1986- 1994).
Fu proprio questa attività, come ha riconosciuto lo stesso de Ventós, a influire in maniera decisiva sulla sua evoluzione verso l’indipendentismo.
Evoluzione nella quale è stato accompagnato da altri noti rappresentanti della sinistra, da Ferran Mascarell e Salvador Giner fino a Ferran Requejo. Questi due, insieme a de Ventós, firmavano nel novembre del 2012 il manifesto «Per l’estat propi la cohesió i el progrés social» [“Per un Stato proprio la coesione e il progresso sociale”], a sostegno dell’allora presidente della Generalitat Artur Mas. In precedenza, Rubert aveva già sviluppato una solida e personale riflessione sulla nazione e il nazionalismo espressa in libri tanto significativi come El laberinto de la Hispanidad (1987) e Nacionalismos (1994), fra gli altri.
L’evoluzione delle teorie
La pubblicazione nel 1999 di Catalunya: de la identitat a la independència marcava definitivamente l’evoluzione delle sue teorie. Questo lavoro rivendicava esplicitamente un’«indipendenza funzionale e attiva» per la Catalogna, senza basarla, però, su una ritrovata identità, ma sull’accettazione della sua eterogeneità e sull’utilità pratica del poter decidere. Con questo libro, l’autore non si proponeva né di rico- struire un’essenza né di mettere in piedi un mito, ma cercava di affrontare la deriva nazio- nalista con cui gli Stati come la Spagna reagiscono ad un mondo globalizzato in cui «l’identità sgorga dalla terra mentre l’economia piove dal cielo».
Era, questa, una serie di idee che Rubert aveva elaborato per diversi anni tramite un lavoro filosofico ampio e complesso. Le sue riflessioni, iniziate negli anni Sessanta, andavano a rompere quel conservatorismo corporativo dell’università catalana che il franchismo aveva epurato dagli “elementi ostili”. Era una boccata d’aria fresca in quell’ambiente stolto e meschino. Rubert, col suo pensiero rigoroso e audace, era un eterodosso che rompeva, repentinamente e profondamente, i limiti stabiliti non solo da una dittatura integralista, ma anche da un’opposizione che faceva spesso una lettura semplicistica della realtà partendo da un marxismo da manuale o che seguitava a credere in un nazionalismo romantico per indirizzare la Catalogna verso la redenzione della catalanità. Il passare degli anni avrebbe finito col situare Xavier Rubert de Ventós nell’occhio del ciclone, convertendolo in uno degli autori più significativi del catalanismo indipendentista del XXI secolo.
La sua opera teorica ha una continuità di pensiero che coniuga i suoi lavori più propriamente filosofici con le sue riflessioni sull’identità e l’indipendenza. La continuità fra la morale dell’ambiguità che sviluppa nella sua opera filosofica e il suo nazionalismo minuto e insignificante è asso- luta.
Xavier Filella