Il decreto sulla proroga delle concessioni fino al 2027 fa infuriare i bagnini della Romagna: “Ci sentiamo traditi, Meloni non ha mantenuto le promesse”.
Che il nuovo decreto avrebbe accontentato alcuni e scontentato altri lo si sapeva già. Nella sostanza dei fatti, però, rimane una sola cosa da constatare: che il decreto in cui si sancisce la proroga delle attuali concessioni fino al 2027 è stato ufficialmente approvato dal Consiglio dei ministri.
Frutto di un lungo confronto tra Roma e Bruxelles, con la Commissione europea che avrebbe “accolto con favore quanto deciso dall’Italia“, il decreto sancisce che i bandi di gara per il rinnovo delle concessioni siano indetti entro settembre 2027. Con eccezioni prolungate fino al 31 marzo 2028, ma solo in caso di comprovate e oggettive motivazioni.
Agli attuali concessionari, inoltre, dovrà essere garantito dai subentranti un indennizzo “pari al valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni“.
Proprio quest’ultima clausola, insieme ad altre che Palazzo Chigi ha preferito non inserire nella bozza del decreto, avrebbe scontentato parecchi addetti lavori. Le prime grida di protesta, nella fattispecie, si sono sollevate dall’area romagnola. Un territorio per il quale il turismo balneare rappresenta il core business.
Decreto concessioni, la rivolta dei bagnini romagnoli: “Ci sentiamo traditi da Meloni”
Non fanno mistero, i bagnini operanti in Romagna, di non aver minimamente gradito l’esito a cui il confronto tra Bruxelles e Roma ha portato. “Il Governo non ha mantenuto le promesse fatte, Meloni ci ha traditi“. Questa la protesta raccolta dal Corriere Romagna, che riassume le posizioni di molti bagnini della Riviera.
Così Paolo Pezzei, gestore del bagno 55 a Marina Centro di Rimini: “Ci hanno detto una cosa ma ne hanno fatta un’altra. Così ci hanno solo allungato l’agonia: tre anni di proroga non sono altro che tre anni di precarietà lavorativa“.
La protesta del bagnino riminese non termina qui. Ai microfoni del Corriere ammette di non aver mai creduto possibile l’idea che, “dopo 26 anni di sacrifici“, tutto il suo lavoro potesse andare perduto e a lui toccasse addirittura “ricomprarsi l’attività“. Una situazione, tiene a specificare Pezzei, che solo in una nazione come l’Italia poteva verificarsi.
Da Cesenatico, l’umore non migliora affatto se si ascoltano le parole di Fulvio Sanulli, gestore del bagno Sport. “La delusione che sto provando è una delusione a metà – confessa -. Io, alle promesse che ci hanno fatto in campagna elettorale, non ci ho mai creduto davvero“.
Il timore di Filippo Mazzanti, gestore di un bagno a Marina di Ravenna, è che invece la piccola e media impresa possano essere spazzate via dalle aziende più potenti. “Quando le concessioni saranno messe a gara – commenta – succederà che i grandi gruppi alberghieri si accaparreranno le spiagge migliori“.
Mancati indennizzi, famiglie spazzate via: cosa temono i bagnini romagnoli
Temono di non ricevere alcun indennizzo, perché gli investimenti fatti negli ultimi cinque anni sono il nulla cosmico rispetto a quelli degli anni precedenti. Temono che, quando si tratterà di partecipare ai bandi di gara, il loro potere economico sarà spazzato via da aziende più grandi.
Sono queste, in estrema sintesi, le paure con cui i bagnini – non solo della Romagna, ma di tutta Italia – devono confrontarsi ogni giorno. E il decreto che proroga le attuali concessioni al 2027, stando al loro responso, non è minimamente rassicurante.