Concessioni balneari prorogate fino a settembre 2027: arriva la decisione del Governo. Le prime reazioni di fronte al decreto (che ha scontentato parecchi).
Si sono attesi mesi, se non addirittura anni, per avere una risposta definitiva in merito alla questione delle concessioni balneari. Le quali, secondo quanto previsto dalla direttiva Bolkestein, avrebbero dovuto essere inquadrate entro un regime di libera concorrenza.
Tradotto? Le concessioni che, fino a quel momento, venivano rinnovate di anno in anno ai gestori delle spiagge sarebbero dovute essere oggetto di un bando, in maniera tale che ad aggiudicarsi la gestione del demanio fossero i privati/imprese che avessero presentato sul tavolo l’idea migliore.
Da qui la contromossa del Governo italiano con il Decreto Milleproroghe, con il quale si era cercato di prorogare ulteriormente la scadenza delle concessioni balneari, fissata al dicembre 2023, al dicembre 2024. Le proteste degli addetti ai lavori, ciò nonostante, hanno posto sotto gli occhi di tutti quanto la situazione fosse fin troppo complicata per poter essere risolta in una manciata di mesi.
Da qui la svolta. È notizia di ieri che il Governo ha ulteriormente allungato, per mezzo di un nuovo decreto, la scadenza delle concessioni. Questa volta, però, l’intesa con l’Ue parrebbe esserci.
L’hanno annunciato tutte le maggiori testate giornalistiche. Il Governo, attraverso un nuovo decreto, ha ufficialmente prorogato le concessioni balneari fino al settembre 2027. Con il vincolo, però, che i bandi di gara debbano essere avviati entro giugno dello stesso anno.
Possibili deroghe alla scadenza fissata sono ammesse solo nella misura in cui ci siano “ragioni oggettive“, spiegano da Palazzo Chigi. In ogni caso non si potrà superare la data del 31 marzo 2028. Le concessioni attuali, pertanto, avranno efficacia fino al settembre 2027.
Quanto alle scadenze future, la durata delle concessioni, come annuncia il decreto, andrà da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, così da garantire al concessionario di ammortizzare tutti gli investimenti effettuati. Non manca, nella nuova riforma, l’obbligatorietà di assumere quei lavoratori impiegati nella precedente concessione per i quali quella mansione rappresentava la principale fonte di reddito.
C’è però un vincolo, all’interno del decreto, che ha posto in allarme parecchi degli addetti ai lavori. L’indennizzo per il concessionario uscente, a carico del subentrante, “pari al valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e all’equa remunerazione degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni“. Una clausola che il comparto balneare non avrebbe affatto preso bene.
Arriva la notizia della proroga delle concessioni balneari, e contestualmente anche le prime reazioni. Mauro Vanni, presidente di Confartigianato imprese demaniali, non appare minimamente soddisfatto dell’intesa raggiunta tra Governo italiano e Ue.
“Un provvedimento pessimo, che determinerà la fine della piccola e media impresa a vantaggio dei grandi gruppi – spiega -. E poi, un indennizzo pari al residuo dei beni non ammortizzati e agli investimenti degli ultimi cinque anni, quando nessuno ha più investito, è come dire che non ci daranno nulla“.
Il presidente di Confesercenti balneari, Maurizio Rustignoli, fa eco alle parole di Vanni: “La nostra priorità era il riconoscimento del valore dell’intero compendio aziendale dei beni, che però nel provvedimento non c’è. E la prelazione degli attuali concessionari, che è stata stracciata“.
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