Rimini, condannato a tre anni di carcere un 36enne di origine rumena: calci e pugni alla pancia della moglie incinta.
Alla violenza, stando alle cronache di questi giorni, sembrerebbe non esserci fine. Uno dei casi più eclatanti, emerso nelle scorse ore, riguarda un 36enne di origine rumena condannato a tre anni di carcere per percosse e maltrattamenti nei confronti della compagna. I fatti, avvenuti a Rimini, testimoniano un’escalation di violenza che ormai andava avanti da tempo.
La donna, incinta di 13 settimane nel momento in cui si è decisa a sporgere denuncia, ha raccontato di pugni e calci che le sarebbero arrivati anche alla pancia. Ed anche di minacce come “Guarda che ti faccio volare giù dal balcone. Non hai paura della morte?“.
Per il 36enne, processato con rito abbreviato, il sostituto procuratore Luca Bertuzzi aveva chiesto una pena complessiva di quattro anni. Una richiesta che, alla fine, è stata ridimensionata a tre anni, secondo quanto notificato dal gup Raffaella Ceccarelli. L’uomo, attualmente in carcere, probabilmente non ha mai incontrato la figlia, che nel frattempo è venuta al mondo.
Un’escalation di violenze che si sono intensificate soprattutto durante la gravidanza della compagna. L’uomo, un 36enne di origine rumena, avrebbe alle spalle un passato difficile, che era solito sfogare sulla donna che aveva scelto come compagna di vita. Peraltro, stando a quanto riporta il Corriere Romagna, i calci e i pugni più forti sono arrivati proprio quando la stessa era incinta.
Tra i vari episodi che la donna, residente a Rimini, è stata costretta a subire, persino un pugno in faccia che le aveva rotto un dente. In quell’occasione, durante una sfuriata particolarmente violenta, la vittima era corsa verso la porta d’ingresso dell’abitazione nel tentativo di fuggire, ma il compagno, che l’aveva riafferrata, aveva sfogato su di lei tutta la sua rabbia.
In altre occasioni, si legge, il 36enne l’aveva vessata “afferrandola per le braccia, stringendole forte il viso e scaraventandola sul letto“, picchiandola fino a che lei non riusciva a liberarsi dalla presa. Le percosse, rivela il racconto di lei, si sono intensificate durante la gestazione, periodo in cui, ad essere presa di mira, era soprattutto la pancia della donna.
La denuncia alla polizia è scattata l’estate scorsa quando l’uomo, introdottosi nell’abitazione di lei, l’aveva minacciata con un coltello. La donna, nel panico, aveva chiamato il 112 e le volanti erano intervenute seduta stante per porre un freno alle violenze.
Quanto ricostruito dalla squadra mobile della Questura di Rimini non sarebbe potuto passare inosservato. Sull’uomo, ora, pende una condanna a tre anni di carcere per quelle violenze che hanno addirittura messo in pericolo la vita della bimba che la compagna portava in grembo.
Non è certamente il primo episodio di violenza che emerge dalle cronache riminesi, quello che ha come protagonista il 36enne rumeno. Qualche settimana fa, un accoltellamento aveva spinto un 24enne di origine albanese a rifugiarsi in via d’Annunzio, traversa del lungomare, per chiedere aiuto a dei turisti che si trovavano in un albergo della zona.
A monte della lite sfociata nell’accoltellamento sembrerebbero esserci state motivazioni di droga. Uno dei tanti episodi violenti che, nel corso di questa estate, hanno infoltito le cronache dei quotidiani italiani.
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