Assegno di Inclusione, gli importi sono troppo bassi: con RdC si prendeva di più?

Assegno di inclusione, un confronto con il vecchio Reddito di cittadinanza che rivela alcuni problemi. Vediamo di che si tratta.

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Assegno di inclusione, perché gli sono importi ridotti (codiciateco.it)

L’Assegno di inclusione (ADI) insieme al Supporto per la formazione e il lavoro (SFL) sono le due prestazioni che hanno preso il posto, almeno parzialmente del precedente Reddito di cittadinanza. In realtà le misure non sono perfettamente sovrapponibili e alcune differenze sono certamente individuabili. Una delle caratteristiche dell’Assegno di inclusione è una definizione diversa dei beneficiari. Infatti ne sono esclusi tutti i cosiddetti occupabili dai 18 ai 59 anni di età.

Invece per poter ottenere l’Assegno di inclusione occorre che nel nucleo familiare sia presente almeno un componente con le seguenti caratteristiche: età pari o superiore a 60 anni, minore di anni 18, persona con disabilità grave on autosufficiente, persona in condizioni di svantaggio sociale inserito in programmi di cura e assistenza dei servizi socio territoriali, certificato dalla pubblica amministrazione.

Assegno di inclusione, i motivi del malcontento di molti

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Assegno di inclusione, gli effetti della scal di equivalenza (codiciateco.it)

Secondo il giudizio di molti percettori della misura, ormai in vigore da più di otto mesi, vi sono molto aspetti che fanno rimpiangere la precedente prestazione. Innanzitutto in diversi casi l’ammontare dell’Assegno risulta più basso che in passato, pur in parità di requisiti. Ma perché si verificano casi del genere?

Uno degli elementi che più di altri influiscono sull’ammontare complessivo della misura è la cosiddetta scala di equivalenza. Si tratta del parametro che traduce la composizione anagrafica della famiglia (un valore che è assegnabile ai membri della famiglia) e che si moltiplica alla soglia ISEE prevista che è di 6mila euro. Alla cifra ottenuta poi si sottrae il reddito familiare (che deve essere inferiore ai 6mila euro). Il risultato è quanto spetta al nucleo familiare annualmente.

Ricordiamo infatti che l’Assegno di inclusione è una sorta di integrazione al reddito, erogato su base mensile per un massimo di 18 mesi, rinnovabile con un’interruzione di un mese, per altri 12. Una delle differenze che modifica il risultato finale è il taglio della scala di equivalenza per alcuni membri della famiglia. Difatti se il valore 1 è assegnato al nucleo richiedente, ogni altro adulto senza carichi di cura e assistenza non è conteggiato.

Questo determina in diversi casi un parametro complessivo della scala di equivalenza familiare più basso che in passato e quindi un importo mensile inferiore. Nel dettaglio 1 è il valore del richiedente e del nucleo nel suo complesso; 0,50 il valore per ogni membro disabile; 0,40 per ogni componente oltre i 60 anni; 0,40 per ogni componente con carichi di cura; 0,30 per ogni adulto in condizioni di disagio psico-fisico certificato; 0,15 per figlio minore fino al secondo; 0,10 per ogni figlio minore oltre il secondo.

Quindi rispetto al passato, alcuni componenti sono scomparsi dal conteggio. Quindi questo cambiamento rende il parametro complessivo della scala di equivalenza inferiore, con la conseguenza di un importo annuo più basso rispetto al Reddito di Cittadinanza che conteggiava anche gli adulti, ora esclusi.

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